L’altro dentro di noi

In Occidente l’immagine è tutto. L’estetica la fa da padrone e i valori di uguaglianza universale vengono messi in secondo piano. Per questo l’individuo è portato a desiderare di vincere ad ogni costo e vede chi ha un momento di cedimento o di errore come un diverso. Il razzismo e l’intolleranza sociale nascono da questo rifiuto del diverso, dell’altro che in realtà siamo noi stessi. Se tutti riuscissimo ad accettarci e ad accettare l’altro fuori di noi come noi stessi ci sarebbe più pace nel Mondo. Arrivati alla fase dell’adolescenza il ragazzo e la ragazza sentono il bisogno di autonomia e di staccarsi dalla famiglia di nascita e di appartenere ad un gruppo di coetanei che abbiano gli stessi loro interessi. Entrano, allora nel gruppo informale, quello degli amici’. Il giovane può far parte anche di un gruppo formale, persone che hanno con lui passioni in comune. Appartenere ad uno o più gruppi è necessario per la sana crescita dell’individuo. Anche all’interno dei gruppi, però, possono manifestarsi fenomeni di esclusione e di aggressività, dovuti alle problematiche della crescita. Il mito del ‘capro espiatorio’ deriva dalla religione ebraica ed è sempre attuale. Esso corrisponde all’isolamento finalizzato dell’individuo che però oggi è un comportamento disfunzionale e condannato dalla società. Appartenere ad un gruppo o ad una categoria può generare pregiudizi e stereotipi, di cui tutti, prima o poi , siamo stati vittima o soggetto. Ma lo stesso sangue scorre nelle vene di tutti gli uomini così come il battito del cuore è unico.

                                                                                             Florella Di Fonzo